Vera pioniera dell’aviazione, è stata la prima donna ad attraversare l’Oceano Atlantico in solitaria. Ha ricevuto importanti onoreficenze all’epoca destinate ai soli uomini. Ha stabilito diversi records e ha anche scritto molti best-sellers sulle sue esperienze di volo. Amelia Earhart fu una donna sensible quanto determinata che chiamò il suo primo aereo giallo “Canarino” e che allo stesso tempo fu capace di lottare duramente contro i pregiudizi di una societa maschilista.
Purtroppo non e’ mai riuscita a compiere quella che sarebbe stata la sua piu’ grande impresa, la circumnavigazione del globo. Scomparve infatti il 2 Luglio del 1937. Tante ipotesi sono state fatte sulla sua scomparsa. All’epoca il governo statunitense spese circa 4 milioni di dollari per le sue ricerche.
Ultimamente il TIGHAR, The International Group for Historic Aircraft Recovery, ha raccolto indizi sulla possibilità che Amelia sia sopravvissuta per addirittura mesi, su un’isola disabitata del Pacifico del Sud.
“Ci sono molti indizi che suggeriscono che sull’isola Nikumaroro uno o più naufraghi sopravvissero per moltissimi giorni”, ha detto Ric Gillespie, direttore del Tighar (The International Group for Historic Aircraft Recovery) che ha diretto le operazioni di ricerca. “Abbiamo scoperto un campo dove vennero tenuti accesi a lungo almeno 9 fuochi – ha continuato, in un’intervista a Discovery – In loro prossimità abbiamo trovato migliaia di ossa di pesci, tartarughe e uccelli che furono cucinati a dovere. L’interno dell’isola è ricca di grandi quantità di acqua dolce (per la forte piovosità diurna) che permettono a una persona di sopravvivere senza grossi problemi per molti giorni”.
Non è la prima spedizione che viene realizzata su quell’isola alla ricerca di elementi che possono comprovare l’ipotesi che vuole che Earhart atterrò proprio lì. Ma è la prima volta che vengono raccolti un centinaio di oggetti che sono stati sottoposti all’analisi del Dna da un laboratorio canadese e che sono indizi di una prolungata sopravvivenza. “Parliamo di Dna rilevato su oggetti che qualcuno deve aver toccato e non di parti di corpo – sottolinea Gillespie – In ogni caso i dati preliminari sostengono che gli oggetti dovrebbero essere stati più e più volte maneggiati dalla trasvolatrice”. L’oggetto meglio conservato per questo tipo di analisi è un vasetto di vetro che probabilmente conteneva dei cosmetici. Vi sono poi due bottoni e un piccolo coltello, cosmetici e parti di un vestito.
“E’ molto interessante il luogo scelto per l’accampamento – ha detto Gillespie – in quanto è costantemente battuto da una brezza che si spira tra l’oceano e una laguna interna e dove nidificano numerosi uccelli dei quali risulta facile la cattura. Tuttavia solo una persona che conosceva a fondo l’isola lo avrebbe scelto, perché risulta piuttosto nascosto”.
Sull’isola, nel 1940, venne trovata parte di uno scheletro che stando a Gerald Gallagher, che allora era un ufficiale coloniale britannico, sarebbe appartenuto “più a una femmina che a un uomo, più probabilmente a una donna bianca che polinesiana”. Sfortunatamente quei resti sono andati persi. Difficile trovare altri reperti umani perché secondo Gillespie il corpo di una persona morta viene velocemente smembrato dai granchi. E con ogni probabilità fu questa la fine che fece anche il corpo del navigatore. “I granchi su quell’isola sono un problema serio. Quando mi sedevo in terra a mangiare, si avvicinavano a centinaia ai miei piedi e se stavo fermo risalivano sulle mie gambe pensando che fossi morto e mordevano a più non posso”, ha raccontato Gillespie.
Di certo il mistero resta ancora aperto, si spera che dopo 73 anni le analisi possano finalmente far luce sulla sorte di Amelia Earhart.
*Di seguito alcune foto delle nostra collezione privata.
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